Per un trancio di libri: Le due facce di un ovale




VENERDI 20 OTTOBRE 2017
LE DUE FACCE DI UN OVALE
Due scrittori e una palla ovale

dalle 20 aperitivo e cena con gli autori, alle 21e30 presentazione dei libri

Una serata all'insegna del rugby.
Il rugby che infrange i sogni di Giancarlo Volpato raccontato da Simone Battaggia nel libro "Così come sono" e il rugby in tutte le sue diramazioni raccontato da Marco Pastonesi attraverso le gesta di Jonah Lomu ne "L'Uragano nero".

Giancarlo Volpato - Simone Battaggia
COSI' COME SONO
Giancarlo Volpato è il rugbista più forte di sempre. «Uno spirito indomito» secondo il tecnico degli All Blacks Wayne Smith. Voi avete definizioni migliori per chi a vent’anni ha lasciato su un campo la libertà e ogni giorno trova la forza di lottare per se stesso e per gli altri?
Il 21 novembre 1993, alla prima mischia della partita Bassano-Mira, Giancarlo si lesionò la quarta e quinta vertebra cervicale. Vide le braccia cadergli in avanti, le gambe cedere come se non fossero le sue. Restò per settimane in prognosi riservata e dopo quasi un anno fu dimesso con parole terribili: «Chi è così, resta così. Puoi solo piangere».
Questo libro racconta la ribellione di Giancarlo, della sua famiglia e dei suoi amici a questa sentenza. È la cronaca in prima persona di un viaggio lungo più di vent’anni, passato per stati d’animo opposti – disperazione e attesa, rabbia e riscatto – e approdato alla coscienza che c’è sempre qualcosa per cui lottare, anche in una condizione «che non si augura neppure al peggior nemico». Si chiama speranza e ha portato alla nascita de “La Colonna – Associazione Lesioni Spinali Onlus”, che promuove la ricerca sulle lesioni spinali e il miglioramento della vita di chi ne è rimasto vittima. Perché gli spiriti indomiti non piangono. Si mettono al lavoro.
Giancarlo Volpato, miranese, è fondatore e presidente dell’associazione “La Colonna – Associazioni Lesioni Spinali ONLUS”.
Simone Battaggia, mestrino, dal 2006 lavora alla redazione “Sport Olimpici” della Gazzetta dello Sport.

Marco Pasonesti
L'URAGANO NERO
Se ogni sport è una rappresentazione della guerra, il rugby è una guerra di conquista, il cui obiettivo è penetrare nel cuore della terra nemica. È anche un gioco dove l’imprevedibilità è congenita, anarchico come i rimbalzi del pallone. È uno sport animalesco ma soprattutto umano, perché il centro dell’azione è il pallone e non l’uomo. Per praticarlo ci vuole la forza del pugile e la maestria dell’orologiaio. Del rugby gli All Blacks incarnano lo spirito,  la leggenda, la perfezione delle trame d’attacco. Tra loro un giorno spunta un ragazzone di origini tongane, un gigante che corre s?orando l’erba come una gazzella. Si chiama Jonah Lomu, un «carro armato, ma veloce come una Ferrari». Al mondo si rivela nella Coppa in Sudafrica nel 1995. In semi?nale, contro l’Inghilterra. La casa madre contro gli dèi di Ovalia. L’attesa è spezzata da un fax spedito all’albergo dei neozelandesi: «Ricordatevi che il rugby è un gioco di squadra. Perciò, tutti e quattordici passate la palla a Jonah Lomu». Sembra uno scherzo, ma è una profezia. Lomu dominerà la s?da, seminando un senso d’impotenza nel campo avversario. La sua apparizione però è come la scia di una cometa: il suo ?sico portentoso sarà tradito da una sindrome nefrosica, che ?nirà per prendersi anche la sua vita. Lomu, cresciuto tra i delinquenti di Auckland, salvato dal rugby, resterà nella storia dello sport come Senna o Jim Thorpe, atleti maledetti. O come Coppi, di cui era l’antitesi. «Coppi era un cirro bianco nel cielo azzurro. Lomu un nembo scuro che annuncia l’uragano».